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Project Ara: il primo smartphone “componibile”

 

L’ idea che uno smartphone possa avere la possibilità di essere modificato da un singolo utente, è il nuovo obbiettivo al quale Motorola dichiara di aver impiegato la propria equipe di ingegneri da oltre un anno e che, unendo gli sforzi al sostegno finanziario del colosso dell’informatica Google, hanno dato vita ad  uno smartphone a moduli.

Si chiama “Project Ara” e già il nome presagisce un’ idea radicale, del tutto nuova nell’industria della telefonia. Si tratta infatti di un dispositivo che ha la capacità di essere letteralmente “smontato” in ogni singolo componente: display, modulo audio, fotocamera, processore, ram e batteria possono essere rimodulate secondo le proprie esigenze.

La struttura Project Ara è formata da un endoscheletro e moduli, il primo dei quali è sia ‘telaio’ , che bus di comunicazione per le diverse periferiche modulari, in un sistema totalmente Plug and Play.

I moduli possono essere di qualsiasi tipo: si parte da un nuovo processore applicativo ad un nuovo display o tastiera, oppure da una batteria supplementare o un modulo dalla membrana elastica per il braille – o, congegno del tutto nuovo che in futuro potrebbe rivelarsi vincente.

 

Ciò che rende questo progetto davvero ambizioso, per la quale gli sforzi sono mirati ad una nuova evoluzione, consiste nella creazione di una “ piattaforma hardware aperta, volta alla creazione di smartphone altamente modulari”.

L’ obbiettivo appare sempre più reale, per la quale diverse società si affacciano nella creazione delle proprie specifiche innovazioni nei singoli moduli: il colosso Toshiba ha già mostrato diversi modelli di fotocamera, mentre la Yezz sembra invece impegnata unicamente in questo progetto, proponendo 100 diverse idee, talvolta anche stravaganti (pannelli solari e piccoli controller per il gaming).

Una grande grande preoccupazione è riservata all’estetica: il progetto in realtà trovava i suoi primi esordi nel lontano 2013 con il nome di “Phoneblocks”, il mercato era meno maturo e da allora un sacco di persone ritenevano il dispositivo “un enorme occhio dolente”.  E mentre alla maggior parte geek tech sicuramente non dispiace  compromettere un po di slick e stile per vedere un paio di connettori qua e là, l’industria deve ancora fare i conti con l’estetica, dove la mutazione tecnologica è più veloce alla capacità di adattamento.

Pubblicato da Valentina

Valentina

La curiosità per il mondo tecnologico mi è stata trasmessa da mio padre fin da piccola e probabilmente per questo sono sempre stata abbastanza “nerd”. Ma questa è stata anche la mia grande fortuna, perchè la passione per questo mondo mi ha fatto trovare il lavoro dei miei sogni, scrivere ed approfondire questi argomenti per portarli all’attenzione di tutti! Grazie papà!